Mimmo Germanà – ESPRESSIONISMO MALINCONICO
dal 20 giugno 2025 al 31 luglio 2025
L’ESPRESSIONISMO MALINCONICO
DI MIMMO GERMANÀ
“La malinconia non è tristezza, ma un canto silenzioso dell’anima.”
Mimmo Germanà
La mostra L’Espressionismo malinconico è un viaggio vibrante nell’intimità dell’essere e nell’universo pittorico di Mimmo Germanà, artista che ha saputo trasformare la forza del gesto espressivo in una narrazione profonda e visionaria. In queste opere, il colore si fa emozione, la figura umana diventa simbolo, e la pittura si trasforma in uno spazio interiore, abitato da tensioni, memorie e silenzi.
Con un linguaggio espressionista del tutto personale, Germanà ci conduce in una dimensione dove la malinconia non è un peso, ma un fertile stato dell’animo, da cui nascono immagini cariche di intensità poetica. È una condizione contemplativa, in cui l’uomo appare nella sua essenza più vulnerabile e autentica. Volti sospesi, sguardi che oltrepassano il visibile, corpi appena tracciati: ogni elemento sembra evocare presenze che sfumano nel tempo, come apparizioni sospese tra sogno e memoria.
È una pittura fatta di contrasti: tra impeto e riflessione, tra materia densa e trasparenze dell’anima, tra l’urgenza di raccontare e il silenzio. Ed è proprio in questo fragile equilibrio che prende forma la poetica dell’“espressionismo malinconico”: una pittura che non grida, ma che tocca, che invita all’ascolto profondo più che alla semplice visione.
Con L’Espressionismo malinconico, Germanà ci offre uno specchio emotivo, in cui riconoscere le nostre inquietudini più intime, i desideri inascoltati, le nostalgie più vere.
La mostra presenta opere che coprono un arco cruciale della sua carriera: tutti gli anni Ottanta fino al 1991, l’anno precedente la sua prematura scomparsa.
In quel decennio, Mimmo Germanà si afferma come una delle voci più intense e originali della nuova scena pittorica italiana. In un panorama dominato dal ritorno alla figurazione e dalle poetiche della Transavanguardia, la sua pittura si distingue per la capacità di fondere istanze arcaiche e pulsioni contemporanee in una visione personale e mitopoietica.
L’invito alla Biennale di Venezia del 1980 segna la sua consacrazione, accanto a protagonisti come Chia, Cucchi, Paladino e De Maria. Tuttavia, Germanà resta sempre una figura autonoma: il suo linguaggio, mai asservito alla moda, si sviluppa al di fuori del citazionismo, più vicino alla visione interiore che alla costruzione concettuale.
Germanà non dipinge semplicemente figure o paesaggi: li evoca. Le sue tele, attraversate da un colore corporeo e materico, danno vita a mondi sospesi tra mito e memoria, in cui ogni gesto, ogni volto, ogni cromatismo è portatore di un significato ancestrale. Le figure femminili dai volti ovali, gli animali, gli alberi, i cieli multicolori sono apparizioni simboliche, archetipi di un’umanità primitiva e sensuale, filtrata da una sensibilità visionaria.
La sua pittura, lontana dalla raffinatezza formale, abbraccia la forza del gesto, la densità della materia, la vibrazione istintiva del colore. È un espressionismo non drammatico ma mediterraneo, radicato nella luce e nei contrasti della sua terra, il Sud, e nelle emozioni che essa custodisce.
Il colore, sempre centrale, si fa veicolo di stati d’animo e tensioni emotive, trasmettendo una profonda nostalgia per un mondo ideale e perduto.
Negli ultimi anni, Germanà approfondisce ulteriormente questa dimensione lirica. La sua pittura si fa più introspettiva, si carica di simboli e riflessioni sul tempo e sulla memoria. È un’arte che si volge all’interno, cercando di restituire visivamente la densità dell’esistenza, il peso della vita vissuta, e insieme, la sua misteriosa leggerezza.
La sua scomparsa nel 1992 interrompe bruscamente una carriera di straordinaria coerenza poetica. Ma le sue opere continuano a vivere: testimoni silenziosi e luminosi di una pittura che ha saputo parlare con sincerità, coraggio e profondità alle emozioni più autentiche dell’essere umano.
Filippo Lotti
MELANCHOLIC EXPRESSIONISM
BY MIMMO GERMANÀ
“Melancholy is not sadness, but a silent song of the soul.”
Mimmo Germanà
The exhibition Melancholic Expressionism is a vibrant journey into the intimacy of being and the pictorial universe of Mimmo Germanà, an artist who has been able to transform the power of the expressive gesture into a profound and visionary narration. In these works, color becomes emotion, the human figure becomes a symbol, and painting is transformed into an interior space, inhabited by tensions, memories and silences.
With a completely personal expressionist language, Germanà leads us into a dimension where melancholy is not a burden, but a fertile state of mind, from which images full of poetic intensity are born. It is a contemplative condition, in which man appears in his most vulnerable and authentic essence. Suspended faces, glances that go beyond the visible, barely traced bodies: each element seems to evoke presences that fade in time, like apparitions suspended between dream and memory.
It is a painting made of contrasts: between impetus and reflection, between dense matter and transparencies of the soul, between the urgency to tell and silence. And it is precisely in this fragile balance that the poetics of “melancholic expressionism” takes shape: a painting that does not shout, but that touches, that invites deep listening rather than simple vision.
With Melancholic Expressionism, Germanà offers us an emotional mirror, in which to recognize our most intimate anxieties, unheard desires, truest nostalgia.
The exhibition presents works that cover a crucial period of his career: all the 1980s until 1991, the year before his premature death.
In that decade, Mimmo Germanà established himself as one of the most intense and original voices of the new Italian painting scene. In a panorama dominated by the return to figuration and the poetics of the Transavanguardia, his painting stands out for its ability to blend archaic instances and contemporary impulses in a personal and mythopoetic vision.
The invitation to the Venice Biennale in 1980 marks his consecration, alongside protagonists such as Chia, Cucchi, Paladino and De Maria. However, Germanà always remains an autonomous figure: his language, never subservient to fashion, develops outside of citationism, closer to interior vision than to conceptual construction.
Germanà does not simply paint figures or landscapes: he evokes them. His canvases, crossed by a corporeal and material color, give life to worlds suspended between myth and memory, in which every gesture, every face, every chromatism is the bearer of an ancestral meaning. The female figures with oval faces, the animals, the trees, the multicolored skies are symbolic apparitions, archetypes of a primitive and sensual humanity, filtered by a visionary sensitivity.
His painting, far from formal refinement, embraces the strength of the gesture, the density of the material, the instinctive vibration of the color. It is an expressionism that is not dramatic but Mediterranean, rooted in the light and contrasts of his land, the South, and in the emotions that it holds.
Color, always central, becomes a vehicle for moods and emotional tensions, transmitting a deep nostalgia for an ideal and lost world.
In recent years, Germanà has further explored this lyrical dimension. His painting becomes more introspective, loaded with symbols and reflections on time and memory. It is an art that turns inward, trying to visually restore the density of existence, the weight of life lived, and at the same time, its mysterious lightness.
His death in 1992 abruptly interrupted a career of extraordinary poetic coherence. But his works continue to live: silent and luminous witnesses of a painting that has been able to speak with sincerity, courage and depth to the most authentic emotions of the human being.
Filippo Lotti


















































